Evoluzione: il grande massacro

Fabio Pandiscia
4 min readApr 18, 2023

comportamento uomo-donna

Photo by Gary Bendig on Unsplash

dal libro: Capirsi meglio, la comunicazione uomo-donna — di fabio pandiscia, ediz Primiceri

A volte tendiamo ad analizzare le cose in modo superficiale, mi sono accorto durante i miei corsi in aula che anche l’argomento “riproduzione” può far sorgere delle idee troppo semplicistiche nelle persone, soprattutto in chi è abituato a vivere una vita “comoda”.

Come ebbe a dire una volta il mio collega (ed etologo) Antonio Meridda: “l’evoluzione non è una passeggiata, ma un grande massacro” ed è assolutamente vero.

Facciamo un esempio, prendiamo il leone maschio.

In genere accade che il leone uccide il suo rivale all'interno del gruppo e non contento, uccide anche i cuccioli nati dal rivale spodestato.

E’ nel suo istinto, ogni maschio è programmato per portare avanti la propria progenie e agisce di conseguenza.

Questo comporta il fatto che i maschi di leone che riescono a riprodursi non sono molti, ma tali cose accadono solo nei leoni?

Assolutamente no, si riscontra in tutti i felidi, gli orsi, i delfini e i gorilla. I leoni sono semplicemente più visibili quando lo fanno.

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Analizzando la cosa dal nostro punto di vista, c’è da restare scioccati.
Cosa dire poi delle scimmie?

L’infanticidio nelle scimmie non è una rarità, anche se in misura differente a seconda della specie, le scimmie uccidono i piccoli indesiderati, particolarmente indifesi e non protetti a sufficienza dalle loro mamme.

Nell'infanticidio delle scimmie non c’è niente di patologico, perché rientra nell'ambito del successo riproduttivo dei maschi che vogliono diffondere il loro patrimonio genetico e non quello degli altri.

Le api non se la cavano meglio, il maschio quando si accoppia con la regina “esplode” nel tentativo e cosi facendo (anche se muore) sparge più seme, aumentando le possibilità di fecondazione.

Questo “suicidio sessuale” non è raro tra gli insetti.
Quando tra il maschio dell’ape (detto drone) e la regina si compie l’atto sessuale (quasi sempre in aria), il drone rilascia il suo sperma con una tale forza esplosiva da lasciare la punta del suo pene all’interno dell’ape regina; così, privato del suo organo, il maschio cade a terra e poco dopo muore.

La regina invece, si libera del compagno per andare ad accoppiarsi con un nuovo partner lasciando dietro di sé una scia di maschi morti.

I pochi droni che riescono a sopravvivere al rapporto restano nell’alveare fino all’autunno; poi con il freddo, sono cacciati dalle stesse compagne che non vogliono sprecare le riserve di miele per loro.

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L’accoppiamento è una vera e propria guerra, l’evoluzione non ha niente di semplice in nessuna specie.
Noi a volte guardando lo spettacolo della natura ci poniamo domande sbagliate.

Io stesso, parlando con il dr Meridda una volta dissi: “ma perché i salmoni devono farsi un mazzo tanto, risalendo la corrente attraverso mille pericoli, tra questi anche il finire tra le fauci di orsi (che sanno dove appostarsi per prenderne il più possibile), con il solo scopo di depositare le uova?
Non lo possono fare senza risalire la corrente?
Sarebbe per loro un grande risparmio di forze e aumenterebbero le loro possibilità di riproduzione
”.
La risposta fu semplice: “cosi facendo i salmoni non fanno altro che selezionare i più forti”.

Quelli che non sono abbastanza forti vengono tagliati fuori. Vanno controcorrente perché i piccoli una volta nati, avranno la corrente a loro vantaggio e scendere a valle deve essere facile per loro, non per i genitori.
I piccoli inizieranno a nuotare con facilità e difficilmente cadranno tra le fauci degli orsi, tutto questo aumenterà le loro probabilità di sopravvivenza.

Non dimentichiamoci che anche la mortalità nella specie umana può aumentare incredibilmente senza assistenza al parto.
Ricordiamoci quindi che la natura ha impiegato decine di migliaia di anni per differenziarci e i nostri antenati hanno pagato per un numero incredibile di generazioni il prezzo di tale evoluzione.

Non è facile credere che nel nostro cranio ci sia un cervello primordiale, ma ricordiamoci che l’essere umano ha trascorso più del 99% del suo tempo sulla Terra in condizioni primitive, stiamo parlando di milioni di anni che ci hanno portato ad evolverci fino alla condizione attuale.

Sotto la cravatta di oggi c’è sempre la stessa scimmia di milioni di anni fa, negarlo è per certi versi un’offesa alla memoria delle generazioni passate, in questo libro cercheremo solo di comprenderla meglio, anche dal punto di vista non verbale.

Coloro che non hanno riguardo per i propri antenati non possono averne per i propri posteri. (Edmund Burke)

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Written by Fabio Pandiscia

Scrittore, dr in psicologia — Body Language & PNL — www.fabiopandiscia.it - Telegram: https://t.me/formaementis

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