Le persone che vanno d’accordo, si comportano in modo simile

Fabio Pandiscia
6 min readApr 2, 2022

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Photo by Jacek Dylag on Unsplash

Hai mai notato che le persone che vanno d’accordo si comportano in modo simile?

Questo modo d’agire vale per tutte le specie sociali, e in noi esseri umani è certe volte più accentuato.
Pensa ai gruppi di amici, se li osservi vedrai che camminano a una velocità simile, e spesso anche in modo simile.

Assumono lo stesso ritmo, lo stesso linguaggio del corpo, a volte anche gli stessi abiti.

Per esempio i gruppi di giovani come i dark o i punk. Negli anni ’80 la “divisa” diventava la carta d’identità, per cui si trovavano gruppi di metallari, paninari, skinhead e altre mode del genere.

Oltre alla “divisa”, anche il linguaggio e il modo di comportarsi era simile.

Quando qualcuno si comporta come noi, ci sentiamo simili a lui, e lo troviamo simpatico “a pelle”.
Questo perché, essendo animali sociali, ci basiamo per primo sull’aspetto e il modo di agire dell’altro per considerare le nostre reazioni.

Il conformismo, l’avere un modo di fare simile a quello altrui per essere accettati, quindi le cosiddette convenzioni sociali, sono la base del nostro sistema di relazione.

Senza arrivare a tanto, possiamo notare come, quando due persone chiacchierano e vanno d’accordo, utilizzano una posizione simile, quasi fossero allo specchio.

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L’eco gestuale

Definiamo questo comportamento eco gestuale.
La nostra mente è predisposta, in poche parole, a fare quello che fanno gli altri che riteniamo simili a noi.

Ecco anche perché, ad esempio, in tutti gli animali sociali lo sbadiglio è tanto contagioso!

Senza arrivare a tanto, possiamo notare come, quando due persone chiacchierano e vanno d’accordo, utilizzano una posizione simile, quasi fossero allo specchio.

Prova a guardare quando ci sono molte persone sedute, per esempio in una sala d’attesa: le donne vicine (soprattutto se amiche o conoscenti) avranno le gambe accavallate dallo stesso lato.

O magari due persone vicine avranno le braccia incrociate, e così via.

Questo è valido quando si condivide uno spazio, e diventa ancora più forte quando si discute e si parla.

Gesti e sintonia

Più i gesti diventano simili — la posizione del corpo, il ritmo del respiro, i modi di dire — più le due persone saranno in sintonia.

Ecco un ottimo e semplice modo di fare amicizia o legarti a qualcuno: usare la tecnica del ricalco.
Quando parli con qualcuno, prova a usare i suoi stessi gesti, adegua il tuo respiro al suo, la tua distanza alla sua e così via.

Solo respirando come l’altro ottieni un’intesa che prima non avevi, prova a farlo!

L’altra cosa è appunto il ricalco fisico, ovvero la postura e i gesti dell’altra persona.

Certo non devi prenderlo in giro, quindi evita di starnutire quando lo fa lui, di tossire insieme, di ricopiarne i tic.
Ma copia ogni altra cosa!

Sorridi insieme a lui, toccati dove lui si tocca, mantieni la postura del corpo.

Questo è molto efficace, e procura una simpatia istantanea e automatica, perché la parte più istintiva del cervello — che controlla il subconscio, ovvero il 90% di noi — reagisce sempre bene a chi ritiene simile.
Pensaci un attimo: i tuoi amici si vestono in modo simile al tuo?

Hanno gusti e maniere simili?

Sono spericolati come te, o viceversa amanti delle serate tranquille in casa?
Non è un caso!

Tutti abbiamo amici “particolari”, che si discostano dai nostri canoni per qualcosa, ma nessuno di noi frequenta persone opposte.

Se siamo contro il razzismo e adoriamo il calcio, è facile che i nostri amici saranno come noi. Quello che contano sono i valori che riteniamo importanti.

Tutte queste cose non possono risultare da una presentazione in 3 secondi, ma la loro idea sì!

Se ti si presenta un naziskin, rasato e con una svastica tatuata sulla fronte, ti sei già fatto un concetto molto preciso su di lui, anche se non ha ancora detto nulla.

Così, se a un colloquio di lavoro l’esaminando arriva in calzoncini da mare e infradito, avrà un preciso impatto, gli piaccia o meno.

Il segreto di un’ottima presentazione sta nell’attenzione che rivolgi all’altro, quindi è qui che dovrai fare più attenzione.

Molto spesso invece si fa l’esatto contrario, e il risultato è drammatico: c’è chi dimentica anche il nome dell’interlocutore!

Se sei tra questi, ecco un trucco che possiamo suggerirti per risolvere questo difetto.

Come ricordare il nome degli altri

Quel che conta, per il tuo cervello, è che l’evento sia legato a un’emozione di qualche tipo.
Prova a ricordare qualcosa che non ti ha lasciato alcun tipo di emozione.

Difficile vero?
Questo accade perché quando non si sfrutta le nostre capacità innate, dobbiamo cercare di andare contro il naturale meccanismo mentale e apprendere qualcosa che non ci interessa e non ci procura emozioni, come appunto ad esempio i re francesi del 1400, come si calcola un integrale e le funzioni cellulari.

Chi ricorda con precisione dopo decenni questi dati, lo fa perché ha associato ad essi una forte emozione.

Ecco come generare un’emozione quando non c’è:

  • Per prima cosa, ascolta il nome dell’altra persona.
    Concentrati su questo suono, e se non l’hai capito (succede soprattutto con chi ha un nome straniero o particolare, come Gianantonio) fattelo ripetere
  • pensa a qualcuno che conosci con quel nome.
    Se non c’è nessuno, pensa a qualcuno di famoso che ce l’ha, o in alternativa a qualcosa che fa rima, o che assomiglia a quel nome (Massimo: qualcosa al massimo, come un motore che corre. Giovanni: una persona giovane. Carlo: un carro e così via. Fai una lista dei nomi più comuni, se la tua fantasia non è sviluppata)
  • immagina questa persona che fa qualcosa di orribile a quello con cui ti stai presentando. Sì: dev’essere una cosa orribile, perché il cervello ricorda le cose che colpiscono la mente, quindi è inutile pensare che il tuo amico Gianni sorride a questo nuovo Gianni.
    Se invece il tuo amico lo mette sotto con la macchina, e dopodiché torna indietro con la retromarcia per finirlo, è un’immagine che ti rimarrà impressa!

Fai una prova, e ti accorgerai che funziona benissimo.

Oltre a questo, ogni pochi istanti, nei primi minuti di conversazione, ripetiti l’immagine e il nome nella testa.
Dopo alcune volte (bastano anche 3 o 4, a seconda del nome e dell’immagine) il gioco è fatto.

Facendo dei corsi con decine di persone, questo sistema è ottimo per non fare figuracce.

La cosa interessante che abbiamo notato è che noi ricordiamo i nomi di 15–20 persone dopo che li abbiamo sentiti una volta, ma quasi nessuno ricorda i nostri nomi, eppure siamo i relatori del corso!

Ciò non avviene perché abbiamo nomi strani (Antonio e Fabio sono piuttosto comuni) ma perché, quando all’inizio del corso ci presentiamo tutti, sono tutti concentrati su sé stessi e sull’evitare brutte figure.

L’atteggiamento mentale in questo senso è molto importante: se per te una presentazione è un esame che potrebbe andar male e che ti condanna, allora sarà automatico che così sarà, per l’effetto Pigmalione.

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La rifrequenza è sempre gratuita — Attestato finale

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Fabio Pandiscia
Fabio Pandiscia

Written by Fabio Pandiscia

Scrittore, dr in psicologia — Body Language & PNL — www.fabiopandiscia.it - Telegram: https://t.me/formaementis

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