Mentire a se stessi ha un lato positivo
Non sembrerebbe, ma la menzogna, specie quella che diciamo a noi stessi, ha dei lati positivi.
Mentire a noi stessi è una cosa che, talvolta, può aiutarci a superare dei problemi. In fondo, la verità non la conosce nessuno, ma deprimersi perché le cose vanno male non ci aiuta.
P ossiamo invece costruirci una realtà positiva, in cui le cose funzionano meglio. Ciò ha senso ed è del tutto accettabile fintanto che si limita a spingerci in una giusta direzione, e potremmo definire tale abilità “autoinganno terapeutico”.
Il nostro cervello non distingue una cosa vera da una cosa vividamente immaginata, quindi si convince di molte cose, spesso negative, perché il suo primo istinto è la difesa e la sopravvivenza, quindi ricorda bene e con precisione tutti gli eventi spiacevoli.
Ma anche questo è una forma di autoinganno, purtroppo negativo.
A ltra cosa è mentire a se stessi in situazioni pericolose o da incoscienti. Fingere di star bene quando si sente dolore, per esempio, potrebbe rivelarsi fatale! Quando si ha una falsa rappresentazioni di se stessi, che poco o nulla corrisponde al vero, si definisce falso Sé.
In questo caso, la bugia ha come scopo quello di giustificare o supportare una realtà alternativa, con tanto di distorsioni, bugie e deformazioni di ciò che è accaduto.
Il cervello tende sempre a costruire una propria realtà, filtrata dagli eventi esterni tramite il proprio bagaglio di esperienze.
Per esempio, chi ha paura dei cani avrà un’idea molto diversa di questi animali rispetto a chi ne ha uno e lo adora.
Entrambi hanno ragione, ed entrambi mentono per l’altro.
Oltre a ciò, il cervello giustifica le sue scelte, cercando delle conferme al proprio comportamento che siano dalla “sua parte”.
Così, chi ci respinge o non è d’accordo con noi è pazzo o stupido, o ha comunque qualcosa che non va.
L a bugia protegge quindi dall’impatto con l’esterno, per non dover ammettere e riconoscere una realtà spiacevole. Molto più serio è il caso della menzogna patologica. In questa situazione specifica, chi mente lo fa per adattarsi alla vita altrui, ignorando i propri desideri per non incorrere in problemi con gli altri.
In pratica, si preferisce la realtà fittizia che l’altra persona ci riconosce come adatta invece di quella che si ritiene vera.
E’ un indice di mancanza di un Sé ben sviluppato, incapace di sopportare l’idea di una vita senza la persona che genera questo sentimento.
È facile trovare tale comportamento nei ragazzi giovani, mentre negli adulti implica un modo di vivere infantile, perché impediscono una coscienza autonoma.
P er una corretta salute psicologica è quindi utile, e anzi consigliato, trasgredire alle regole, e talvolta tradire chi le ha formulate, riproducendo così l’atavico sentimento di uccisione simbolica del genitore, per dimostrare la presa di coscienza necessaria per diventare adulti, che solo passando per la colpa per il proprio atto, e in seguito al pagare pegno per tale azione, ci rende davvero adulti e coscienti di noi stessi.